Eccomi qua, dopo dieci anni dalla nascita del progetto Indra Trek & Travel, a ricordare (forse prima di tutti a me stesso…) che cosa ci sia alla base di questa idea e del suo nome forse un po’ troppo esotico e incomprensibile per molti, ma per me così affascinante e così importante.
Ero appena rientrato dopo alcuni anni di soggiorno all’estero e avevo portato a casa tante foto e esperienze da raccontare. Una volta ristabilito in patria, oltre a continuare a viaggiare per lavoro e per piacere avevo iniziato in maniera metodica e appassionata come mai prima a esplorare ogni angolo della terra in cui ero nato e “ritor-nato”, ritrovandomi così nel giro di poco tempo con parecchio materiale che pensavo fosse un peccato lasciare chiuso in un cassetto. Oltre a impazzire per scansionare (spesso con pessimi risultati) le foto non ancora digitali avevo infatti incominciato a scrivere durante i viaggi e i trekking, inizialmente solo per documentare e raccontare quello che vedevo e per trovare quindi un modo di fissare meglio i ricordi e poi, superata la timidezza iniziale, trasformando la spinta individuale in desiderio di condivisione, con l’ambizione e la speranza di potere usare un giorno tutto questo materiale come preparazione e base per un vero cambio di vita.
L’eterna passione per i viaggi e la sempre grande e inspiegabile attrazione verso l’Oriente, che negli anni precedenti nonostante i miei molti tentativi la vita aveva continuato a tenere lontano e che finalmente si era ora concretizzata con diversi viaggi sul campo, uniti all’amore per la montagna e alla raggiunta consapevolezza della bellezza della mia terra, mi hanno così indotto alla ricerca di un qualche filo conduttore che unisse il tutto. La mia speranza era quella di costruire un ponte, non so ancora bene spiegarmi il perchè, tra vicino e lontano.
Forse ero mosso senza saperlo da quella che uno dei più grandi orientalisti di tutti i tempi, Giuseppe Tucci da Macerata, riferendosi oltre che a se stesso agli altri grandi conoscitori Marchigiani dell’Oriente (il Matteo Ricci del 1500 e la missione francescana in Tibet del 1700), chiama “Questa simpatia inspiegabile fra la Marca e l’Oriente“, ma sta di fatto che sono partito pieno dei dubbi che ancora oggi in parte mi porto dietro a posare cavi e pilastri per il mio progetto a cui però come prima cosa occorreva trovare il nome adatto.
Al tempo il mio obiettivo principale era pubblicare materiale per escursionismo e la parola Trek era d’obbligo, ma scoprii che oltre a evocare camminate in montagna essa possedeva anche un significato più profondo. Questo termine ha origini lontane ed è giunto fino ai nostri giorni trasformato nel significato rispetto a quello primitivo datogli dai Boeri del Sudafrica e derivato a sua volta dall’Olandese. In Afrikaans infatti Trek si traduce con “viaggio lento compiuto su carri trainati da buoi”, e nel Sud Africa del 1800 un trek era equivalente a un giorno di viaggio su carro, sostituendo di fatto il miglio come unità di misura. Questa parola ha così assunto per me il significato di compiere un percorso lento e spesso anche impegnativo, in cui ci si gusta l’itinerario senza alcun tipo di fretta o di competizione, e questo per quanto mi riguarda è anche l’unico modo di concepire un qualsiasi tipo di viaggio, da sempre. E sono proprio questo calmo viaggiare e fare escursioni che ritengo legati più di ogni altra cosa alla mia terra e alle Marche, che per cultura e territorio si prestano forse meglio di qualunque altro luogo a essere attraversate lentamente.
Risolto il concetto di vicino rimaneva il problema del ponte, di come collegare cioè l’escursionismo locale coi viaggi e con l’amato Oriente. Avevo bisogno di un’altra parola, un simbolo o qualcosa di simile che unito a Trek portasse invece il pensiero lontano e creasse la dicotomia e la complementarità che cercavo.
La faccenda non era facile, tanti nomi e idee mi circolavano in testa senza riuscire a trovare quella giusta finchè, per mia fortuna, mio padre un giorno mi regalò il famoso e ultimo libro di Tiziano Terzani, “Un altro giro di giostra“. Alla fine di un bellissimo capitolo dedicato al viaggio e al significato di una possibile rinuncia ad esso per chi ne ha fatto la sua vita compare la citazione di un passo degli Aitareya Brahmana.
I Brahmana sono dei testi in sanscrito dell’India Antica che spiegano i rituali degli ancora più antichi testi Vedici, e l’Aitareya Brahmana commenta in particolare uno di questi, il Rig Veda.
Nel brano in questione il dio Indra, il re degli Dei Vedici a cui nel Rig Veda sono dedicati un gran numero di inni e che è anche il protettore dei viaggiatori, esorta un giovane personaggio, Rohita, a lasciare la società e a viaggiare:
Non c’è felicità per chi non viaggia Rohita!
A forza di stare nella società degli uomini,
Anche il migliore di loro si perde.
Mettiti in viaggio.
I piedi del viandante diventano fiori,
La sua anima cresce e dà frutti
E i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare.
La sorte di chi sta fermo non si muove,
Dorme quando quello è nel sonno
E si alza quando quello si desta.
Allora vai, viaggia, Rohita!
Avevo trovato un nesso, le due parole messe vicine per me funzionavano, e così
IndraTrek da quel giorno è diventato per me sinonimo di viaggio vicino e lontano, come anche il simbolo del mio ponte.
Ho quindi creato il sito indratrek.it e ho inziato a pubblicare racconti di viaggi e foto, oltre che le descrizioni delle escursioni sui tanti sentieri percorsi dettagliando il più possibile i passaggi e disegnando le mappe (in modo abbastanza artigianale in verità visto che non c’erano ancora molte possibilità di interfacciamento con i vari Google Maps o Open Street Map, che nemmeno erano ancora così sviluppati), cercando cioè di far nascere qualcosa di armonico e completo.
Il progetto purtroppo non è mai stato fatto decollare come avrebbe invece meritato la passione che c’è dietro, forse per mancanza di coraggio e paura di lasciare la strada nota, o forse semplicemente perchè i tempi non sono mai stati finora abbastanza maturi. Col passare del tempo e i nuovi impegni il sito è stato anche un po’ abbandonato e più volte ho pensato di lasciare perdere tutto perchè non valeva la pena pubblicare qualcosa che in fondo ha visibilità e utilità solo per pochissime persone, visto anche che nel mentre erano nati tanti altri siti specializzati e con contenuti molto più aggiornati e moderni.
Nonostante ciò tutto il materiale è rimasto saldamente e nostalgicamente ancora li, con l’aggiunta di questo Blog a portare ogni tanto linfa vitale all’idea, in attesa solo del giusto tempo…