In preparazione alla prossima escursione nel Parco del Sasso Simone e Simoncello ecco un breve articolo sulla Città del Sasso o Città del Sole, col solo scopo di rinfrescare la memoria e invitare ad approfondire l’argomento dalle numerose fonti di informazione disponibili.
Siamo nel 1566 e in cima al piatto del Sasso Simone si assiste a un “avvio lavori” molto particolare. A quel tempo i Sassi Simone e Simoncello si trovavano nei possedimenti del Granducato di Toscana, proprio sul confine col Montefeltro dei rivali Duchi di Urbino, e Cosimo de Medici (il reggente di Toscana) sta per dare inizio a un progetto da molti definito assurdo, quello di costruire proprio in cima al più grande dei due Sassi una vera e propria città.
Cercherò di seguito di riprendere i motivi all’origine di quest’idea, ma dovrò forzatamente fare una digressione nella storia dell’Italia del Cinquecento, promettendo di semplificare al massimo delle mie capacità la complicatissima cronistoria degli avvenimenti .
L’Italia non stava vivendo un periodo tra i più tranquilli, vista la frammentazione e la confusione che regnavano un po’ su tutta la penisola portati dal passaggio epocale dall’era Medievale a quella Moderna. Al Nord le potenze che emergevano erano Milano, Venezia e Firenze. Al Sud, forse la parte più stabile, il Regno di Napoli e quello di Sicilia si erano riuniti sotto gli Aragonesi, mentre sui mari dominavano ancora alcune Repubbliche Marinare. Lo Stato Pontificio aveva il controllo su gran parte dell’Italia Centrale, dove tuttavia resistevano ancora molteplici possedimenti governati di fatto da signori locali.
In questo quadro arrivano le cosiddette “Guerre d’Italia”, che vedono come protagoniste e antagoniste Spagna e Francia. Le due rivali si affrontano per la supremazia in Europa per oltre settant’anni proprio sul suolo italiano, trasformandolo di fatto in un campo di battaglia alla mercè ora dell’uno ora dell’altro contendente, e portando distruzione e saccheggi ovunque.
Carlo VIII di Francia è il primo a invadere l’Italia nel 1494 percorrendo l’antica Via Francigena, con l’intento di impossessarsi del Regno di Napoli di cui si sentiva in qualche modo sovrano per lontana discendenza Angioina.
Il sovrano francese conquista Napoli con l’appoggio del Papa Alessandro VI Borgia, che gli cede il passo attraverso i territori della Chiesa ma gli affida come guida suo figlio Cesare, che diverrà negli anni a venire uno dei protagonisti principali della storia del Centro-Italia. Il predominio francese è però di breve durata, e le truppe riattraversano la penisola in senso contrario, spinte dalla potenza della lega composta da Milano, Stato Pontificio e Venezia, che si alleano anche con Austria e Spagna.
Luigi XII succede a Carlo VIII ed eredita le sue manie di grandezza mettendosi in testa di rivalersi anche lui su un pezzo di Italia per motivi ereditari (questa volta tocca al Ducato di Milano). Scende dunque oltre le Alpi nel 1499 e, con l’aiuto dei Borgia, le sue truppe in breve tempo entrano a Milano e conquistano di nuovo Napoli.
Non bastassero i francesi e gli spagnoli ci pensano anche i Borgia a mettere a ferro e fuoco il Centro Italia. Cesare Borgia (il Duca Valentino protagonista del “Principe” di Machiavelli), dopo essere diventato luogotenente di Luigi e avere preso il comando di un contingente delle sue truppe, marcia infatti verso la Romagna per portare a compimento un piano preparato da tempo assieme a suo padre, il Papa. I Borgia infatti hanno intenzione di togliere il potere ai signori locali che si muovono in modo un po’ troppo indipendente dalla Madre Chiesa, e mirano di fatto a creare un regno famigliare privato in quella regione. Uno dopo l’altro si arrendono a Cesare tra gli altri Caterina Sforza, i Malatesta, i Montefeltro e i Da Varano. Non soddisfatto dell’egemonia sul versante Adriatico Papa Alessandro spinge Cesare a entrare a Perugia e a puntare quindi sulla Toscana, dove mira a conquistare Siena e Pisa. Ma improvvisamente Alessandro VI Borgia muore nel 1503 e Cesare perde pian piano il suo potere, finchè con l’elezione del nuovo Pontefice Giulio II Della Rovere (i Della Rovere erano acerrimi nemici dei Borgia) gli vengono tolti definitivamente i domini in Romagna e viene imprigionato a Castel Sant’Angelo.
Intanto il conflitto tra Francia e Spagna continua, e con Carlo V che diventa Imperatore di Spagna e Germania assume aspetti clamorosi. Per fermare le sue rivalse sull’Italia nel 1526 si forma una lega anti-spagnola con i Francesi, lo Stato Pontificio, Venezia, Firenze e altri stati italiani minori. Il loro esercito è comandato da Giovanni de Medici (conosciuto anche come Giovannni dalle Bande Nere) e da Francesco Maria I Della Rovere, duca di Urbino. Ancora prima di entrare nel vivo di questo nuovo conflitto l’esercito “alleato” viene però sconfitto dai terribili Lanzichenecchi di Carlo V, che penetrano dal Trentino nell’Italia Centrale, devastandola ancora una volta prima di lanciarsi verso il famoso “Sacco di Roma” nel 1527.
Le lotte tra le due superpotenze vanno avanti fino al 1559, anno in cui viene sancita la pace a fronte del dominio spagnolo su gran parte dell’Italia, e in cui vengono definiti i nuovi confini territoriali delle altre fazioni in campo, tra cui il Granducato di Toscana.
Cosimo de Medici, l’ideatore della Città del Sasso, è il nuovo Signore di Toscana ed è il figlio di Giovanni dalle Bande Nere. Ha vissuto quindi in prima persona il periodo delle invasioni e il suo stile di governo è di conseguenza autoritario e mira prima di tutto alla difesa del territorio. Allo stesso tempo è però anche un sovrano lungimirante nell’amministrazione della giustizia e nella costruzione di infrastrutture, oltre che amante dell’arte e iniziatore di diversi cantieri per il miglioramento architettonico di Firenze (tra cui il Palazzo degli Uffizi, che originalmente era sede dei suoi “uffizi” amministrativi).
L’andirivieni degli eserciti che avevano attraversato l’Italia durante le guerre aveva portato il terrore nella popolazione, e la paura di nuovi conflitti aveva fatto si che la necessità di difendersi diventasse una priorità per chiunque fosse a capo di un qualunque stato italiano dell’epoca, figuriamoci per Cosimo che si trovava a governare sulla terra di passaggio più calpestata tra tutte. Sansepolcro, Arezzo, Siena, Volterra, Portoferraio, la Terra del Sole (Eliopoli) nei pressi di Forlì e la Città del Sasso sono solo degli esempi di castelli e fortezze fatti costruire dal nulla o ricostruiti sulle fondamenta di più antichi presidi da Cosimo de Medici, in seguito a un disegno sistematico che mirava al rafforzamento delle difese dei confini di Toscana.
Questa foto e quella in bianco e nero sono di Lucio Magi – 2005
Nonostante questi presupposti “militari”, Cosimo non pensa veramente solo a difendere il suo territorio, ma vuole costruire sul Sasso Simone una città ideale, che spaventi i vicini e sia militarmente inespugnabile, ma che diventi allo stesso tempo anche il prototipo di un’idea di perfezione geometrica e architettonica, immersa nella natura.
La volontà di procedere era molto forte, e la motivazione aumentò dopo un primo sopralluogo sul Sasso Simone avvenuto già nell’estate del 1554, diversi anni prima dall’inizio lavori, quando ci si rese conto definitivamente della bellezza e strategicità del sito. Tra l’altro negli anni tra il 1450 e il 1570 il clima della nostra zona era incredibilmente mite, tanto che sul Sasso si riuscivano addirittura a coltivare orzo, lino e piselli, e costruire una città sulla montagna doveva sembrare un progetto assolutamente meraviglioso, tanto da arrivare a parlare anche di Città del Sole.
Cosimo sapeva poi che già prima di lui i Malatesta avevano pensato di costruire proprio li una fortezza che contrastasse San Leo e che sul Sasso erano vissuti alcuni monaci benedettini sin dall’anno 1000, nell’abbazia costruita sui resti di una più antica chiesa Longobarda dedicata al “solito” San Michele Arcangelo (vedi in proposito l’articolo sul Corridoio Bizantino).
Si va dunque avanti, e dopo aver posato la prima pietra i lavori procedono a ritmo serrato per ben dieci anni, tanto che nel 1573 viene già inviato il primo presidio permanente di 10 soldati.
Il progetto prevede la costruzione di 50 case, una residenza per il capitano della guarnigione, una prigione, una cappella, una cisterna per l’acqua, due torri e mura di cinta tutto attorno, per ospitare 300 abitanti. Addirittura si era pensato anche a un portico fuori dalle mura dove tenere le fiere estive. La Città del Sasso doveva diventare uno dei principali (se non addirittura il principale) centri presidiati della zona.
Immagine della Città del Sole dal sito del comune di Carpegna
L’amministrazione a Firenze cercava di tenere i lavori sotto controllo, e difatti un’importante fotografia che ci spiega cosa veramente si stava facendo sul Sasso viene proprio dalla relazione dell’ispezione di Baccio Del Bianco e Vincenzo Viviani nel 1644, inviati per verificare se la città si stesse rivitalizzando o se invece procedesse verso un progressivo deperimento. Vengono descritti tre quartieri ben definiti, chiamati in base alle comunità che li avevano realizzati coi nomi di Sestino, Borgo San Sepolcro e Pieve Santo Stefano, per un totale di circa 40 case. Ogni casa aveva un orto e in città vivevano un fabbro e un cavallaro.
I due ispettori non mancano inoltre di inserire dettagli pratici nella loro relazione, spiegando per esempio che veniva utilizzato troppo legname, soggetto a deperimento, e che le teste dei travi andavano “abbronzate” per evitare crolli.
Nonostante gli sforzi e gli investimenti le condizioni di salute della città non risultano quindi troppo buone. Ci sono inoltre le città vicine che remano contro dall’inizio del progetto. Sestino e Badia Tedalda non vorrebbero essere declassate e il malcontento popolare contro la Città del Sole non aiuta chi invece vorrebbe investire nel progetto. Gli anni passano e il presidio non riesce ad acquisire quel ruolo di egemonia sul territorio che Cosimo aveva tanto sperato. Sembra che nemmeno le poche spedizioni militari effettuate in quegli anni nella zona da truppe Toscane siano partite dalla fortezza del Sasso, facendo venire a meno anche lo scopo militare del sito. Alla fine, tanto per aggravare le cose, dopo il periodo di mitezza climatica che aveva fatto tanto ben sperare all’avvio dei lavori, arrivò quella che oggi viene chiamata Piccola Età Glaciale, che abbassò le temperature in tutto l’emisfero settentrionale fino al 1800, costringendo i pochi abitanti della Città del Sasso ad abbandonare totalmente la montagna nel 1673 e impedendo di fatto a Cosimo de Medici di completare il suo sogno di Città Ideale.
Oggi rimane ben poco di quel sogno se non il selciato della strada che sale sulla cima, la cisterna dell’acqua e qualche resto di muro.
Resta però sempre e comunque il fascino e la bellezza di questo luogo magico, che ben fa capire ancora oggi come sia stato facile sognare e immaginare proprio quassù una Città del Sole.
Lucio Magi – Febbraio 2016
Questo articolo ha usato come riferimenti bibliografici i seguenti testi:
“La città del Sasso” – Girolamo Allegretti 1992
“Mestieri e quartieri nella città fortezza del Sasso di Simone in una relazione del 1644” – Giancarlo Renzi 1992
Per altre informazioni vedere anche il sito del Parco Regionale del Sasso Simone e Simoncello
http://www.parcosimone.it
e il sito del Comune di Carpegna
http://www.comune.carpegna.pu.it/conoscere-carpegna/il-sasso-simone/la-citta-del-sole/