Spoleto-Norcia (?) in MTB

galleriaUn itinerario mai monotono, bellissimo in entrambe le sue parti, quella che scorre di fianco ai fiumi Sordo, Corno e Nera, il più grande tributario del Tevere, e quella che è scolpita attorno alla roccia del Monte Piano di Spoleto.

Non è né troppo duro né troppo lungo, si adatta a molti, e sembra quasi che chi progettò la vecchia ferrovia nel lontano 1926 fosse un ciclista e avesse già pensato che un giorno la tratta sarebbe stata convertita a tale scopo.

La gente è cortese, i bar e i posti di ristoro sono colmi di turisti che si godono i fantastici scorci e panorami della Valnerina.

La pista, completamente ciclabile, è segnalata perfettamente con cartelli e segni inequivocabili, che non danno la possibilità di perdersi nemmeno ai ciclisti meno esperti e alle famiglie nord europee che arrivano numerose, affascinate dai racconti che hanno sentito da chi ci è già stato o che hanno letto sul web.

Basterebbe molto poco credo, per fare della Spoleto-Norcia (?) quanto ho descritto sopra. E’ già tutto li, la natura e gli ingegneri ferroviari del primo novecento hanno già predisposto tutto. Peccato però che, una volta arrivati in prossimità di Biselli, la ciclabile finisca e non si riesca di fatto ad arrivare a Norcia (ecco il perché del ? del titolo) se non passando sulla temibile statale 685 e condividendo la strada a due corsie con auto e moto, rischiando di fatto di essere asfaltati soprattutto all’interno di una delle pericolosissime gallerie stradali. E peccato anche che lungo la gran parte del percorso le indicazioni per i ciclisti (o anche per chi affronta il cammino a piedi) siano piuttosto carenti e maldisposte.

Certo qualcuno dirà che basta informarsi prima su qualche blog o su qualche sito specializzato di mountain-bike, e che comunque qualcuno a cui chiedere lungo il percorso si trova sempre . Forse molti di quelli che si avventurano qui riescono anche a scoprire in anticipo che le gallerie stradali si possono anche evitare, passando nelle interruzioni del guard-rail o addirittura in certi casi scavalcando del tutto le protezioni. Di certo qualcuno dirà anche che così è più divertente, che c’è più spirito d’avventura, ma credo che sulla sicurezza sia meglio non scherzare.

Non si capisce come mai una risorsa come la vecchia ferrovia Spoleto-Norcia, un vero gioiello, che potrebbe essere così preziosa per il territorio e con un potenziale grandissimo, non venga meglio valorizzata, disponendo per esempio in maniera sistematica segnaletica chiara e realizzando almeno qualche cartina o foglio informativo che spieghino a chi la percorre prima di tutto dove passare, e che descrivano inoltre le innumerevoli bellezze naturali, storiche e culturali che si trovano lungo tutta la vecchia tratta del treno.

Nonostante ciò è innegabile il fascino che questi 50 chilometri hanno su chi li percorre, facendone un’itinerario davvero unico nel suo genere. Per motivi logistico-famigliari ho percorso il tracciato in senso inverso, da Norcia (?) a Spoleto, in solitaria e senza GPS o mappa (che poi credo non esista nemmeno in forma ufficiale) e quindi inevitabilmente perdendomi più volte e facendo molta più strada del previsto.

Alla partenza da Norcia seguo i segni del sentiero CAI un po’ prima della vecchia stazione ma decido che la direzione indicata (Cascia) non fa per me e così mi ritrovo da subito a seguire un tratturo che mi riporta a breve sulla statale proprio davanti al “porchettaro”. E’ ancora presto per un panino e così chiedo solo indicazioni su dove riprendere il sentiero. Meno di due chilometri e sono pronto a riattraversare il torrente Sordo e tornare sulla pista dove ho anche un primo assaggio di un paio delle vecchie gallerie scavate nella roccia. Affascinanti.

Continuo seguendo il sentiero (qui è davvero difficile sbagliare) e mi preparo psicologicamente per affrontare l’asfalto che so essere non troppo lontano. Arrivo all’incrocio di Serravalle dove la ciclabile si interrompe. Attraverso la strada per cercare di riprenderla ma la via è chiusa da un carrello porta gommone, nei pressi del quale un gruppo di Rafting sta per prepararsi ad affrontare le rapide del fiume. Chiedo informazioni a uno degli accompagnatori e come sospettavo ho la conferma che è ora di lasciare la pace degli alberi e il dolce rumore del fiume che scorre per affrontare la statale. Gentilissimo, l’uomo mi indottrina per filo e per segno su tutti i possibili passaggi segreti attraverso i guard rail per evitare le gallerie, ma non potrei mai immagazzinare la miriade di indicazioni che mi vengono fornite nei dieci minuti in sua compagnia, così ringrazio e continuo, sperando di avere fissato in testa almeno le dritte più importanti che l’istinto sarà sicuramente (…) in grado di fare tornare in mente automaticamente, innescate da qualche elemento visivo di cui mi accorgerò al momento opportuno.

Una volta capito il trucco del guard rail e che ogni galleria stradale ha una stradina di servizio che gli gira attorno, riesco ad evitarle quasi tutte. Uno di queste stradine porta addirittura in una magnifica gola sul fiume Corno e a una galleria di servizio adibita a “fungaia”, con all’interno tanti teli di plastica che spenzolano dagli scaffali, dando a chi ha il coraggio di percorrerla un vero brivido horror.

fungaiaGalleria della Fungaia

Arrivo al centro Rafting nei pressi di Biselli felice di essere riuscito nell’impresa di aggiramento, e da li riprendo ancora la strada principale in attesa del prossimo ostacolo, cercando di ricordare le istruzioni dell’uomo del Rafting. Manco però la deviazione presso la grande casa sulla sinistra perchè vedo la recinzione completamente chiusa, non ricordando che si apre all’occorenza e che da li avrei potuto riprendere il percorso dei vecchi binari, così come non mi fido di proseguire all’uscita successiva sulla destra, dove lo sterrato mi sembra non avere alcuno sbocco logico, e mi ritrovo quindi imprecando prima su un lungo viadotto e poi dritto nella interminabile galleria di Triponzo. Pedalo a gran velocità in mezzo alle macchine fino a Borgo Cerreto dove chiedo indicazioni e mi viene detto di attraversare il fiume Nera e da li a me la scelta di andare verso Spoleto o verso Norcia. Come verso Norcia?? Mi sono perso una delle parti più belle dell’intero itinerario, non posso permettermelo e decido di tornare indietro lungo il percorso ciclabile. Altre gallerie nella roccia mi riportano al cospetto della Balza Tagliata, altra gola che davvero non può essere saltata. Esploro un paio di deviazioni e ritrovo la grande casa sulla statale con la recinzione chiusa, così sono soddisfatto e posso riprendere il mio viaggio verso Spoleto. Proprio tornando in prossimità della Balza Tagliata sono incuriosito da un cartello che indica il percorso della vecchia ferrovia in direzione di una strada quasi nascosta sul fianco della gola. Questa volta so bene da dove sono arrivato ma la curiosità di vedere dove porta la deviazione è irresistibile e seguo il segnale evidentemente sbagliato. La strada è terribile, piena di buche e di rovi, massi caduti ai lati per le frane ma è stranamente asfaltata e continua a salire sulla montagna. Il treno non poteva certo passare da qui ma continuo lo stesso e arrivo nel borgo di Triponzo. Entro in un bar/trattoria per una pausa e la proprietaria, non appena chiedo se da qui si possa riprendere il sentiero per la vecchia ferrovia si mostra molto scortese e mi tratta male, non capisco perchè. Ce l’ha con tutti, coi ciclisti che passano e non hanno idea di dove sono, coi politici che si sono presi tutti i soldi destinati alla ciclabile e con lo stato della strada che ho percorso e che scopro essere nientemeno che la vecchia statale Norcia-Cascia. Rimango una buona mezzora a chiacchierare con la signora Maria Pia e il rapporto si fa più che cordiale, e le prometto così che scriverò di questa strada, del suo abbandono e della inesattezza delle indicazioni, e di come la vecchia ferrovia non sia vista bene purtroppo nemmeno dagli stessi abitanti della zona. Mi regala anche una cartolina con l’immagine della vecchia strada, e come si può vedere nelle immagini qui sotto c’è una bella differenza dalla situazione attuale.

balzatagliataBalza Tagliata ieri

balzatagliata2Balza Tagliata oggi

Vecchia strada Cascia-Norcia

 

Scendo di nuovo verso Borgo Cerreto e da li la strada continua liscia liscia fino a Santa Anatolia di Narco. Si segue il fiume, in un paio di occasioni ho ancora qualche dubbio per la mancanza di segnali, ma per fortuna trovo sempre qualcuno che gentilmente mi indica la strada giusta.

Ero partito in tranquillità pensando di fare una passeggiata dopo i racconti dei miei amici che il giorno precedente avevano percorso la stessa strada in senso opposto. In realtà da S.Anatolia inizia la parte più bella del tracciato, ma anche la più impegnativa. Arrivato nel paese ancora una volta provo a proseguire da solo seguendo l’istinto ma per ben due volte sbaglio strada e devo tornare indietro. Così sono costretto ad andare di nuovo contro la mia naturale tendenza all’isolamento chiedendo indicazioni al bar, e scoprendo con mia grande sorpresa che il treno da qui andava veramente in salita, attraversando prima la statale su un ponte che non esiste più, e arrampicandosi poi sulla montagna. Un cartello porta a salire su un sentiero molto stretto che diventa mulattiera più avanti. Anche qui trovo solo qualche sparuto segno bianco-rosso a indicare la via e perciò riesco ancora una volta a sbagliare strada, finendo in una radura in prossimità di una galleria chiusa che doveva servire come deposito per la ferrovia. Torno indietro al bivio e prendo il sentiero giusto, anche se sembra il meno logico. Incrocio due ciclisti che mi rincuorano dicendo che Spoleto è a soli otto chilometri, ma in realtà scoprirò che è la salita da S. Anatolia a non mollare mai per otto chilometri, è adatta a un treno e quindi non è mai troppo ripida, ma nonostante ciò devo dire che mi ha impegnato non poco. Si attraversano diverse gallerie sempre totalmente al buio (alla fine in totale sono 19 lungo tutto il tracciato), c’è anche un meraviglioso viadotto sospeso nel vuoto che fa davvero pensare ai trenini della Svizzera, come dicono le “recensioni”. Si giunge infine al valico di Caprareccia, dove si deve attraversare l’omonima interminabile galleria, lunga quasi due chilometri, sempre nel buio più completo. All’interno fa freddo e percorrerla con la luce del fanale della bici e della frontale provoca un certo brivido, ma io procedo cantando a voce alta (tanto nessuno mi sente) e il mio canto rotto dalla fatica assieme al rumore delle ruote sui ciottoli, all’acqua che gocciola e alla penombra rendono l’atmosfera davvero unica.

La luce alla fine del tunnel corrisponde anche alla fine della scalata, visto da qui in poi è tutto facile, in discesa fino al centro di Spoleto, dove termina anche il mio piccolo e incantevole viaggio.

Lucio Magi – Giugno 2016

 

Su Flickr  altre foto scattate lungo il percorso

Flickr-icon

 

Vecchia Ferrovia Spoleto-Norcia.

Lunghezza 51km, 19 Gallerie.

Principali tappe: Norcia, Serravalle di Norcia, Biselli, Triponzo, Borgo Cerreto, Cerreto di Spoleto, Vallo di Nera, S.Anatolia di Narco, Valico di Caprareccia, Spoleto.

Maggiori info su:

https://it.wikipedia.org/wiki/Ferrovia_Spoleto-Norcia

http://www.ferrovieabbandonate.it/linea_dismessa.php?id=154